Sicurezza informatica, raffica di attacchi hacker di matrice politica

In una settimana, una raffica di attacchi hacker di matrice politica riportano al centro il tema della sicurezza informatica. 

Elencando gli episodi, peraltro non tutti, ma solo i più salienti, si va dunque dagli attacchi su larga scala ai danni delle istituzioni dei settori amministrativo, finanziario e sanitario della Lettonia, messi in atto da hacker filorussi, al blitz informatico dimostrativo contro il sito web della BAFIN, l’Autorita’ federale per la vigilanza finanziaria della Germania, passando per l’incursione elettrinica ai danni di cinque istituti finanziari della Repubblica Ceca, accusati ancora una volta da hacker d’ispirazione filorussa di sostenere l’Ucraina.

Tutta da decifrare invece la notizia, che arriva da Tokio, secondo cui niente meno che l’Agenzia giapponese per la cybersecurity sarebbe stata infiltrata da hacker che sono riusciti per ben nove mesi ad avere accesso a dati sensibili. La rivelazione in questo caso arriva dal Financial Times, secondo cui gli hacker in questo caso sarebbero legati a entità statali cinesi. 

Una notizia subito smentita dal Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare, che invece punta il dito contro gli Stati Uniti ricordando come WikiLeaks abbia in passato rivelato diversi casi di cyberspionaggio da parte degli USA nei confronti del Giappone.

Vicende, queste ultime, che fanno capire la rilevanza geopolitica della cybersecurity, anche se magari di interesse relativo per i non addetti ai lavori. Di tutt’altro impatto invece un altro episodio che, negli ultimi giorni di agosto, ha trovato spazio su tutti i giornali del mondo: il gigantesco tilt del sistema informatico di controllo nazionale dei voli in Gran Bretagna, guasto che ha avuto ripercussioni sul traffico aereo di mezzo mondo. Le autorità hanno smentito che il problema sia nato da un attacco hacker, anche se molti analisti hanno ipotizzato un coinvolgimento di pirati informatici.

Coinvolgimento invece confermato dal Daily Mirror per la pubblicazione on line di “migliaia di pagine di dati militari riservati relativi alla base per sottomarini nucleari Hmnb Clyde (in Scozia), al laboratorio di armi chimiche di Porton Down (nell’Inghilterra meridionale) e a una postazione d’ascolto del Government Communications Headquarters (Gchq)”, l’agenzia governativa di intelligence e sicurezza. Il break è stato rivendicato dal gruppo filorusso Lockbit.